Non serve un museo per sentirsi veri artisti, ma basta uno sguardo accogliente e un’attività da fare insieme.

Nel laboratorio di Arteterapia della Cooperativa Il Cerchio, ci siamo cimentati con la produzione dei Mobiles, le celebri sculture cinetiche di Alexander Calder, che i nostri ragazzi hanno esplorato, reinterpretato, ricreato.

Una sfida bellissima, vissuta tra fili, forme e movimenti. Ma anche – e soprattutto – tra relazioni, intuizioni e momenti di condivisione.

Con la guida attenta di Tania Gobbato, il gruppo ha preso confidenza con uno degli artisti più visionari del Novecento. Calder, con i suoi Mobiles, ci ha insegnato che l’arte può fluttuare e oscillare in uno spazio tridimensionale.

I nostri ragazzi l’hanno capito al volo: il loro laboratorio è diventato un piccolo teatro di geometrie, una danza di colori e materiali sospesi, capaci di raccontare molto più di quello che mostrano.

Ogni opera è irripetibile. Non perché perfetta, ma perché ha l’impronta indelebile di chi l’ha creata.

L’Arteterapia non è un semplice passatempo, ma un modo per conoscersi meglio, per comunicare senza barriere, per fare insieme qualcosa di bello.

E se è vero che nessuno di questi Mobiles sarà esposto in una galleria, è altrettanto vero che ciascuno di essi ha già trovato il suo posto: negli occhi di chi lo ha creato, nello sguardo di chi lo ha osservato.

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